<<Questo è un giardino dell’ Eden ibernato. Un luogo dove la vita può essere mantenuta in eterno, qualsiasi cosa succeda nel mondo>> ( José Manuel Barroso)
L’ aria è rarefatta. Una sottile nebbia avvolge la struttuta in acciaio che fa capolino da una montagna di rocce e ghiaccio. Questa nebbia non ha i colori delle nostre città e non ha l’ odore di smog ed umidità. Da queste parti la chiamano “diamond dust”, piccole particelle di cristallo che si sollevano al minimo alito di vento e che si illuminano di mille colori al contatto con i raggi del sole. Tutto è irradiato di una luce abbagliante – quella del Nord, la luce Polare – che colora i paesaggi di un intenso blu cobalto. E’ la terra degli orsi polari e delle renne che indisturbati dominano queste lande deserte . Dal 2008 è anche la terra che custodirà i segreti della vita – quella vegetale e di conseguenza, di quella animale e dell’ umanità tutta.
THE DOOMSDAY VAULT – AD UN PASSO DALL’ IMMORTALITA’
Ci troviamo alle Svalbard in una posizione isolata lontano nel mare, tra i 74 ° e 81 ° parallelo Nord , a solo 1000 chilometri dal Polo Nord. L’arcipelago è caratterizzato da una natura incontaminata.
Il Seed Vault Svalbard globale si trova a circa 1 km dal aeroporto di Longyearbyen in linea d’aria, la struttura sorge a a circa 130 metri sul livello del mare. Un impianto sotterraneo, scavato nel permafrost (a circa – 3-4 gradi Celsius). L’impianto è stato progettato per avere una vita quasi “senza fine”.
La struttura prende corpo all’ interno della montagna, in parte composta da roccia arenaria. La struttura si compone di un tunnel di 120 metri quadri e di tre camere separate sotterranee. Ciascuna delle tre camere sotterranee è di circa 1.200 metri cubi (20 metri di profondità, 10 metri di larghezza e 6 metri di altezza). . Queste speciali camere sono raggiungibili attraverso un tunnel di accesso di circa 100 metri di lunghezza, con un portale d’ingresso al suo esterno. Il portale d’ingresso sarà l’unica parte visibile della struttura.
CHI FINANZIA
Il Svalbard Global Seed Vault – questo è il nome dell’ impianto – è finanziato da tre ministeri norvegesi: Il Ministero norvegese degli Affari Esteri, il Ministero norvegese dell’Ambiente e il Ministero norvegese dell’Agricoltura e dell’Alimentazione e il costo complessivo della struttura è di cinquanta milioni di euro. Altri partner: Il Fondo mondiale per la diversità delle colture (Global Crop Diversity Trust) (è una organizzazione internazionale il cui scopo è assicurare la conservazione e la disponibilità di diversità di colture per la sicurezza alimentare nel mondo – la FAO la Fondazione Rockefeller, la Monsanto, il gruppo Syngenta, DuPont/Pioneer Hi-Bred, la Fondazione Bill Gates.
A COSA SERVE E QUALE E’ L’ OBBIETTIVO.
La funzione del Svalbard Global Seed Vault è quella fornire una rete di sicurezza e conservazione contro la perdita accidentale della “patrimonio genetico tradizionale”.
L’obbiettivo dichiarato dell’iniziativa è quello di garantire il completo affidamento fiduciario della maggior parte delle 21 colture più importanti della Terra, quali il riso, il mais, il frumento, le patate, le mele, la manioca, il taro e la noce di cocco con le loro varietà, garantendo così la diversità genetica. In questa banca del seme vegetale sono conservati materiali preziosi per il miglioramento genetico e di molte aree della ricerca biologica di base. Nel corso di questi anni – molti paesi hanno donato le loro colture principali affinchè in caso di disastro nucleare o altre catastrofi la conservazione di questo patrimonio genetico vegetale potesse garantire un nuovo sviluppo sulla terra. La conservazione e il trasporto dei semi provenienti dai paesi sottosviluppati – che non potrebbero sostenere i costi di spedizione e imballaggio – sono a carico delle organizzazioni internazionali che hanno aderito al progetto . I campioni in deposito alle Svalbard non sono proprietà del governo norvegese. La Norvegia , al pari di una banca è il proprieario dell’ edificio come il depositante è il proprietario del contenuto della cassetta di sicurezza che in questo caso contiene i semi. I caso di black out – il sistema interno dell’ impianto garantirà ai semi la giusta temperatura per almeno dieci anni.
Gia da tempo sui mass media e sul web si favoleggiava su questo inquietante edificio capace di contenere fino a quattordici milioni di semi provenienti da ogni angolo della terra come un possibile rifugio in caso di catastrofe nucleare. A supportare questa leggenda metropolitana , l’ imminente fine del mondo profetizzata dai Maya che per mesi e settimane aveva catalizzato l’ opinione pubblica verso il “si salvi chi può” spinto dai mass media a comprare gadget salva vita ed altre stupidaggini del caso.
Così , mentre noi ci perdevamo in questa sorta di oblio collettivo , tutto era stato già pensato e fatto – e sopratutto a nessuno – almeno in Italia – era venuto in mente che da un altra parte – non così lontano da noi ci si stava occupando , già da anni, del destino dell’ Umanità : la costruzione di una sorta di Arca di Noè – in grado di preservarci da un futuro nefasto. Mentre in realtà ( molto più pragmatici di noi) le autorità norvegesi tengono a precisare che la costruzione sarà probabilmente più utile nel caso di perdita di materiale genetico, dovuto a maneggiamenti erronei, incidenti, malfunzionamento di macchinari, tagli di fondi e disastri naturali.
Lo scorso ottobre la presidenza del Fondo mondiale per la diversità delle colture (Global Crop Diversity Trust) che opera insieme al governo norvegese (a cui versa un cospicuo contributo annuale) per la conservazione dei semi , è stato affidato ad una signora con un curriculum di tutto rispetto avendo già ricoperto in passato il ruolo di Ministro degli Affari Culturali, Ministro dello Sviluppo del Governo locale e Regionale, ed infine Ministro del Petrolio e dell’ Energia per il governo norvegese.
E in Italia? In Italia faccio fatica a ricordare quale donna possa aver mai ricevuto simili incarichi. A parte questo,ritornando sulla questione dei semi provenienti da ogni parte del mondo chissà se anche l’ Italia darà il suo contributo?
Nel frattempo, prima di rispondere alla domanda di cui sopra dovremo chiederci se anche noi, abbiamo a cura qualsivoglia.
A giudicare da quanto succede intorno a noi , pare di no. Nel nostro piccolo abbiamo un prezioso patrimonio custodito nella Banca del Germoplasma di Bari. Piccolo si fa per dire – al suo interno sono conservati “84.000 campioni di semi rari appartenenti a oltre 50 generi e 600 specie diverse di piante agrarie, che costituiscono l’80% delle Risorse Genetiche Italiane (soprattutto di cereali, leguminose, piante da orto, piante foraggere, piante medicinali ecc.).
La banca del Germoplasma di Bari è unica in Italia, seconda in Europa e tra le prime dieci nel mondo per dimensioni delle collezioni e per gli standard tecnologici internazionali della conservazione – eppure rischiamo di perdere tutto il bene accumulato in quaranta anni di paziente lavoro.
Un video spiega perchè
Sulle sorti di questo nostro patrimonio nazionale , ad oggi , non ne sappiamo più nulla. Secondo il professore , protagonista di questa intervista , il germoplasma italiano è adesso sotto la tutela del Cern (L’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare) ma la cosa non sembra rassicurarlo affatto – Il professore prosegue :“Il CNR non crede nel germoplasma. Dovrebbe farlo gestire a persone che ci credono. Solo così potrà essere meglio conservato e valorizzato. Il germoplasma non è del CNR, ma di chi lo capisce e lo sa conservare e valorizzare. Il CNR continua a tenerlo e a non mollarlo solo per prestigio e per continuare a ricevere finanziamenti anche dal MIPAAF. Ma questi finanziamenti non vengono utilizzati per la salvaguardia del germoplasma e quindi anche per la conservazione e valorizzazione della collezione di CYNARA. Pertanto, finché la Banca del Germoplasma di Bari resterà nelle mani del CNR, il germoplasma continuerà a morire. Purtroppo, Il clima politico che regna in Italia impedisce di intervenire a favore della salvaguardia in generale e della Banca del germoplasma in particolare, inclusa la collezione di CYNARA, mantenuta dal sottoscritto per oltre un decennio con fondi esterni.”( fonte :liblab.it)
Ai posteri , l’ ardua sentenza…