di davide Barilli, Gazzetta di Parma, 18 dicembre 2013
Questo è un luogo segreto e bianchissimo per otto mesi l’anno. Tänndalen, a quasi seicento chilometri da Stoccolma, a un tiro di schioppo dal confine norvegese e a più di 2.500 chilometri dall’Italia. Ventidue abitanti d’inverno, che si riducono a cinque durante la bella stagione. Non è un posto qualsiasi, è un sogno di neve chiamato Lapponia svedese. Un cocktail ghiacciato: renne, alci, buoi muschiati, husky dagli occhi azzurri, salmone in tutte le salse, il popolo Sami, le melodie di Sofia Jannok o di altre bionde cantanti lapponi.
Il posto di Santa Lucia e Babbo Natale. Dove vivono animali in via d’estinzione come la lince, il ghiottone, l’orso, il lupo.Luogo di silenzi che parlano. Atmosfere come quelle che si rivivono nei resoconti degli esploratori o nei racconti di Jack London. Qui si respira una colonna sonora, quella di «Wild word», il capolavoro di Cat Stevens. Siamo nel Paese dove il sole non tramonta mai, in una fetta della Lapponiasvedese, un entroterra fatto di forestesecolari, laghi ghiacciati e montagne,abitate dal popolo Sami.E’ il fascino gelato del Grande Nord,la terra del sole di mezzanotte e delle notti artiche illuminate dall’Aurora Boreale. Una terra antichissima, ricca di miti e leggende, di foreste e di grandi laghi. Facile perdersi nella sua bellezza.Inverni aspri – a volte implacabili- ricchi di magie. E’ la terra dei grandi esploratori e delle loro imprese memorabili.Qui vivono i Sami, popolo nomade lappone,dedito a l’ allevamento delle renne.Gente che non dà molta confidenza,con tradizioni secolari.
Quello dei Sami è un tempo prezioso, basato su otto stagioni e sul ciclo vitale delle renne. La loro era una lingua misteriosa. Fedeli all’alfabeto runico, di grande potere divinatorio, annotavano lo scorrere delle giornate su tavolette di legno. Per questo popolo i ritmi di vita sono ancora cadenzati dalla natura: conoscere l’inizio della migrazione delle renne o quando i salmoni incominciavano a deporre le uova era molto importante. Il loro tempo era quello dell’orologio biologico ed a quello dovevano adeguarsi.L’allevamento delle renne, fonte primaria di cibo, richiedeva un grande dispendio di energie e di lavoro non sempre redditizio. La necessità di nuovi e freschi pascoli, la scarsità di cibo durante i freddi mesi invernali, sia per gli uomini che per gli animali, richiedevano lunghe marce forzate verso terreni più consoni. Spesso gli animali non trovavano abbastanza cibo, oppure predatori in agguato decimavano i gruppi di renne, con conseguenze catastrofiche per le comunità che non sapevano come alimentarsi.Ma la modernità è arrivata anche quassù. Adesso i Sami non sono più nomadi. Usano gli elicotteri e le motoslitte per radunare le renne e rimangono su pascoli solo in certi periodi dell’ anno. Anche se le tradizioni sono ancora vive e presenti.
Laureata in letteratura anglo – americana all’Università di Siena, dopo alcune esperienze professionali, Luisa Trojanis è approdata nella regione dell’Harjedalen in Svezia e ha scelto di viverci. Un’area incontaminata e abitata dai pastori Sami. «Nella regione dell’Harjedalen… continua con il pdf “Tänndalen, nel cuore bianco del Grande Nord