Prima della mia “fuga” in Lapponia ho svolto la professione di Guida Ambientale Escursionista nel Parco Naturale della Val’ d’Orcia in Toscana.
“L’ andar per via” non è l’ attività preferita da noi italiani. Si certo, la natura incontaminata, il picnic fuori porta, il barbecue, soddisfano la nostra voglia di isolarsi per un pò dal caos quotidiano. Ma siamo anche quelli “dell’ avanti c’è posto” e qualsiasi sforzo che vada al di là delle normali azioni quotidiane diviene un a fatica insopportabile. Già, come non essere d’ accordo. Fare i famosi due passi a piedi e per giunta pagando è qualcosa che a noi italiani non va proprio giù. Anche titoli esotici ed evocativi quali “Passeggiate en0gastronomiche”, “Tour dei vini“ funzionano se a costo ed a fatica zero.Fare la guida quindi, almeno quella ambientale non è particolarmente remunerativo e se non fosse per quei tre o quattro malcapitati stranieri si potrebbe davvero chiudere i battenti. Come tutte le professioni per lavorare come Guida Ambientale in Italia è arduo ; ti devi associare a tizio e caio e se vuoi fare il libero professionista, prima di guadagnare devi metterti in testa di pagare. Gli iter burocratici in Italia sono lunghissimi e alla fine ti passa voglia ed entusiasmo. L’ alternativa per me, è stata quella di emigrare.
Fare esperienze con altre culture, seguire chi – come me – aspirava ad altro. Spagna, Inghilterra, Austria, Svezia, Norvegia. Ho imparato cos’è la disciplina, la professionalità , la passione per il lavoro, per la natura ,e sopratutto trasmettere agli altri nuovi orizzonti a cui guardare. Così a poco a poco, dopo la laurea e con la professione di Guida Ambientale ho acquisito nuove conoscenze. Non avevo particolari attitudini per lo sport e né provenivo da una famiglia agiata dove tennis, equitazione, golf, e una puntatina a Cortina di tanto ti introducevano nel mondo delle tute firmate e degli occhiali a specchio. Provenivo da una famiglia normale , figlia di impiegati dove al massimo potevo permettermi una nuotata due volte a settimana nella piscina comunale.
E dopo una vita quasi “normale” la rivelazione : Lo sci di fondo.
Sono stata un anno in Austria a Seefeld a 20km da Innsbruck dove ho fatto dei corsi e ho conseguito il brevetto.
Per un italiano lo sci di fondo è roba da “schiappe” di quelli “vorrei sciare, ma non posso “. Per i benpensanti ignoranti fare fondo è sinonimo di sfigati non paragonabili alle grandi emozioni ben più tangibili e alla moda dello sci alpino. Ho avuto molti clienti italiani in Svezia che venivano a fare fondo ma sempre con l’ anatema degli amici o dei colleghi di lavoro – ma dove andate? siete matti? a fare fondo,che scemi ” Mi viene da ridere a pensare quanto siamo ridicoli e quanto tutto questo indichi menti piccole e retrogradi. Lo sci di fondo in Svezia è sport nazionale, quasi una ragione di vita. Nel corso degli anni ho avuto il privilegio di conoscere grandi nomi dello sci di fondo Svedese e Norvegese ed è bellissimo e commovente partecipare ai loro allenamenti, alla fatica e allo stesso tempo alla bellezza di questa disciplina. In Italia è uno sport minore, che vale meno che zero, che peccato !!
Il mio più grande desiderio sarebbe stato quello di portare la nostra Nazionale di Fondo ad allenarsi qui. Ma temo che rimarrà un utopia!
Il fondo è un esperienza fantastica, ti consente una full immersion nella natura , divieni parte di essa . Senza contare che per le signore e signorine è un ottimo sistema per risollevare le sorti del sederino e di altri annessi – esigenza – mi sembra – prioritaria nel mondo.