Io e il mio Ginger siamo simili. Entrambi amiamo gli spazi aperti e quell’ irrefrenabile istinto di fuga che si manifesta quando la realtà ci impone cambiamenti di rotta. Ginger ha un istinto formidabile – il vento è foriero di messaggi – alza il muso e protende tutto il corpo verso l’ignoto alla ricerca dì nuovi stimoli ed odori. Ginger e ‘ un animale gregario abituato a stare nel pack come in una grande famiglia e nonostante le abitudine domestiche sente l’ istinto della caccia, della preda, della sfida. Ma per quanto sia nato libero anche Ginger ha delle regole da seguire – condizione necessaria per la reciproca convivenza. In queste terre non avrebbe una lunga vita se dovesse vagare da solo. Siamo nel territorio delle renne – nella mia zona ci sono due comunità di Sami – popolo indigeno – allevatore di renne. Per questo popolo la pastorizia è fonte primaria di sostentamento , di lavoro di business- e qualsiasi potenziale predatore che attenti alla vita delle renne non verrebbe risparmiato. Per ovviare a questo problema e tutelare anche le altre specie animali- come ad esempio il lupo – il governo svedese ha attuato un programma al quanto singolare; ogni qualvolta un lupo si avvicina a territori di pascolo , il predatore , in questo caso il lupo, viene narcotizzato e trasportato in altre aeree. Non so quanto questo sistema possa tutelare la vita di entrambi gli animali. Certo è che la natura dovrebbe pure seguire il suo corso E qualsiasi scelta e forzatura su di essa appare sempre inadeguata.
C’è una luce speciale nel Grande Nord – cristallina , vivida – sfuma nell’ azzurro quando i raggi del sole si riflettono sulla neve candida. Raffiche di vento spostano cumuli di neve fresca rendendo i paesaggi simili alle dune dei deserti di sabbia.
In un area così remota il senso di appartenenza alla natura si fa più intenso. Le prospettive cambiano e si ricomincia a dare importanza all`essenza delle cose. Ti soffermi cosi`ad osservare e dare importanza alle forme di vita che incroci durante il quotidiano – i lemming ad esempio che nascosti sotto la neve fanno capolino dalle loro tane per poi sparire scavando tunnel sotto il manto innevato. Le tracce delle volpi artiche , dei daini nelle ore notturne – ed ancora delle pernici e lepri artiche dalla livrea immacolata durante gli inverni artici. Anche Ginger come me è attento a tutto questo e spesso ci fermiamo per lunghi istanti a scrutare l’ orizzonte. Ognuno ha la sua dimensione e senz’ altro “la solitudine” – termine temuto dai più – ha una sua importanza , se è frutto di una scelta.
Non mi riferisco ad una solitudine di emarginazione, di estraniazione da un contesto umano e sociale – ma quella solitudine sana – un momento di pausa utile per fare chiarezza ed per individuare cio`chi siamo e cio`che vorremmo essere.
Una volta individuato ciò che per noi è essenziale, importante – tutto il resto che ci circonda è sotanto un appendice – che può e deve esserci – ma che non modifica le idee di fondo. Per quanto possible la natura ci aiuta e in questo, mi sento più vicina ad essa anzichè ad una società il cui contesto – se non dominato- investe le nostre vite come un boomerang.
Per il Grande Nord ho sempre avuto un attrazione speciale – non che non prediliga spiagge con le palme – ma trovo nel Nord – nel Grande Nord – un attrazione particolare. Questa stessa luce, queste immense distese fatte di nulla mi riportano alla creazione – quando tutto ebbe inizio.
Quando gli elementi si infuriano ed il buio scende implacabile l’ istinto è quelllo di fuggire, di scappare via ma se per un attimo ti soffermi a guardare ti senti parte di quella furia , di quelle veemenza della natura – non vedi più niente se non le cime degli esili alberelli oscillare da una parte all’ altra poi dopo qualche minuto – ritorna il silenzio immobile e gli animali ricominciano ad uscire dai loro rifugi.
Ma del resto nulla dura in eterno e dopo la tempesta sopraggiunge la quiete ed ancora dopo – un altra furia degli elementi – come in un eterno ritorno. Del resto i monaci tibetani lo sapevano molto bene. L’ essere attaccati a certezze materiali e tangibili se da un lato da sicurezza dall’ altro rivela la nostra debolezza nell’ incapacità di afferrare ciò che non sempre si vede. Per questo i monaci , nel loro percorso di crescita spirituale imparavano a costruire cose belle e subito dopo distruggerle per non rischiare di rimanere schiavi di bellezze effimere. E’ in questa “capacita” che sta il senso di tutto. Riuscire cioe` ad emarginare le cose effimere per imparare a ritrovare ed ascoltare se stessi. Ma in tutto questo, certo, non dico nulla di nuovo.